Succede quando mi perdo tra le piante e il respiro della terra. Mi sembra di intuire qualcosa in più, a volte.
Al di là di mille congetture, supposizioni, discorsi tramandati, modellati e ricuciti, formule magiche per la garanzia di un’esistenza ulteriore, libri che ti appaiono familiari, storie di genesi e opposizioni.
Storie, sulle quali, nessuno potrà mai avere un’esperienza diretta.
Al di là della paura di morire o di non vivere abbastanza pienamente.
Al di là del dolore, quello che ti fa rinnegare la vita fino a quando non è abbastanza da risvegliarti.
Accade che, osservando e osservando, senza dare un nome a ciò che vedo, mi ritrovi in quelle piante e in quel respiro.
Sono vive.
Siamo vivi.
Unici nella nostra forma, connessi gli uni agli altri dalle stesse radici.
Con tante domande e risposte buone, come queste piante che si flettono insieme e vivono in pace, al centro di una valle sperduta di fronte al mare, senza altri visitatori che il vento e una ragazza strana, di quelle che continuano a cercare, e cercare, e cercare…
Esprimono se stesse con tutto ciò che hanno.
Conoscono quello che sono e lo manifestano.
Semplicemente sono ciò che sono.
Aurora G.