Chissà se ti mancherò, quando me ne sarò andata.
Se ti mancheranno i miei occhi contenti quando mi accuccio sul tuo balcone a guardare l’acqua dell’oceano danzare sotto la luna;
se ti mancheranno le mie risate, quando scopro che è già mattina e la luce del sole rimbalza dal mare fin sopra al mio cuscino;
se ti mancheranno le mie gambe, quando ballo di fronte a quello specchio fin troppo piccolo per contenerci tutta la mia musica;
se ti mancheranno i miei amici increduli, nell’ammirarti, che non vogliono mai andare via;
se ti mancheranno le mie lacrime, quando il passato torna a bussarmi sul cuore e il vento mi abbraccia di sospiri; e continuo a ripetermi che fin quando resto confusa in tanta bellezza non ho nulla da temere dai miei antichi pugnali.
Chissà di quale espressione ti vestirai quando avrò liberato il garage dalle mie tavole e dalle mie vele, dalle mute leggere, dagli attrezzi per riparare alla meglio le mie cadute sugli scogli;
quando avrò liberato la scrivania da tutti i miei diari e gli scaffali da tutti i miei libri;
chissà quale voce ti resterà quando avrò staccato le mie casse e fra le tue mura risuoneranno altri sogni;
chissà quale profumo inonderà i tuoi gradini quando gli oli alle viole entreranno in valigia;
chissà chi ti inzupperà il pavimento con le sue impronte bagnate, che si portano dietro il sale e la sabbia nera di Pozo Izquierdo.
Ma sopra ogni altra cosa, chissà se chi arriverà, dopo di me, si renderà mai conto che vivere nel tuo grembo, cullato dalle onde, coccolato dalla luce azzurra del mare che si rovescia dalla finestra, sia la fortuna più grande che possa mai capitare a un essere umano.
Perché io lo so, lo so già: tu mi mancherai come il mio sangue.
E non ci sarà un solo giorno, nella mia vita, che svegliandomi con il sole sulla faccia non penserò ai tuoi profili, ai tuoi rumori, ai tuoi odori, alle tue cure per me.
E su questo non esistono “chissà”: ciò che abbiamo vissuto, insieme, non avrà mai fine. Resterà in te, aleggerà delicato tra le fessure della finestra, tra le crepe del pavimento, sulla pareti ruvide di sabbia.
Resterà una parte di me, qui, con te, ad accogliere le nuove anime che cercheranno conforto, che cercheranno la pace. O soltanto, come me, una ragione per tornare a sperare.
(Alla mia casa sul mare a Pozo Izquierdo).
Aurora G.
Accipicchia, bellissima dichiarazione, ma del resto i luoghi (e le case) tengono sempre una parte importante di noi anche quando andiamo via, nel bene e nel male…
Un saluto
Alexandra
Grazie, vedo che mi comprendi 🙂
Mi è successo quasi sempre, dovunque sia stata, di trovare un motivo per cui avrei potuto rimanere, un motivo per cui mi dispiaceva lasciarli, anche se poi, naturalmente, di solito si torna. Ma un pezzettino di noi resta, sì, credo di comprendere 🙂
In questo caso, tuttavia, penso che tornerò sempre. Questa casa è una seconda pelle. Sono felice tu mi riesca a capire 🙂
Anche quello succede, eccome! Poi per esempio mi è accaduto di tornare a Londra dopo anni, pensando di non avere mai provato nessuna nostalgia particolare, nessun desiderio di ritorno così forte, e appena messo piede sulle sue strade, provare una sensazione quasi lancinante di “ritorno a casa”, del tutto inaspettata…