Dall’altra parte del Golden Gate Bridge,
una città di sognatori e avventurieri
respira.
Respira nei ritratti di un’artista affettuosa,
nei passi di una dolce ballerina,
nelle note di un pianoforte rosso,
nelle gambe di una maestra di Yoga,
nelle luci nascoste di un salone sul mare,
nelle ruote di uno skate usato,
nelle tele di un loft dedicato alla luna,
nei progetti visionari di un affascinante inventore.
E la sento respirare anche dentro di me,
tra le storie che ho già scritto e quelle che
stanno gridando per poter essere scritte.
Ma una tra tutte,
forse quella che non dovrei scrivere,
forse quella che non potrò pubblicare,
grida più forte delle altre.
E io non posso fare altro che abbracciare il mio tormento,
come sempre ho fatto,
ringraziandolo di avermi donato
occhi grandi
e spalle forti
per guardare quella parte magica della vita
che agli altri resta nascosta
da una patina fastidiosa
di vile razionalità.
Perdonatemi, dunque, se per un po’ sarò lontana.
Ma il mio cuore già è stato stordito
da una droga molto subdola
che molti chiamano,
banalmente,
“scrittura”.
Aurora Gray