Non ti dirò dove sono. Non è un segreto, è più un rifugio. Uno nuovo, quando il vecchio si sta riempiendo di turisti per l’estate. Ma posso confessarti che devo camminare a lungo su sassi rotondi, grandi e piccoli, rosa e neri, per arrivare a confondermi in quello che, dai resti, pare un vecchio nido di gabbiani.
A volte vedo spuntare, tra le rocce, qualche testa. Ma non mi vedono. Sono tanto parte di questo guscio di pietra che nessuno si sofferma su di me. E la pace risuona dentro come un eco.
Ma per giungere fino a qui sto imparando a camminare sui sassi rotondi.
E ho imparato che per camminare sui sassi rotondi sono solo tre le cose da sapere:
ai sassi rotondi non piace esser calpestati, faranno di tutto per scivolare gli uni sugli altri al tuo passaggio;
i sassi rotondi che fingono di esser stabili si rivelano i più instabili tra gli altri;
i sassi rotondi amano lasciarsi mischiare, nella notte, dalle onde del mare, così che la tua memoria non possa aiutarti il giorno seguente.
Per arrivare al mio nido, allora, non posso far altro che sfiorare ogni singolo sasso con le punte dei piedi, saltellando senza indugiare, rendendo ogni passo la nota di una tarantella veloce.
Ed è successo, senza che io lo volessi, che il nido è diventato una scusa.
Sui sassi, al contrario, sto imparando a camminare.
Aurora G.
Mi sono innamorata del tuo modo di descrivere le cose