Il tema del giorno: CAMBIAMENTO

Non è una colpa esser felici.

Invidio chi lo è.

Malgrado le giornate tutte uguali, che scorrono veloci, l’una gemella dell’altra.

Una semplice vita, trascorsa a contare le ore, a chiedersi se ci si è ricordati di svuotare la lavatrice prima di uscire di casa. Se oggi, all’edicola, sarà di turno il signore antipatico o il nipote simpatico. Se la madre del miglior amico di tuo figlio avrà sempre quel rossetto sbavato all’uscita di scuola. Se dovrai servire, a negozio, le tre zitelle che non comprano se non al 50% di sconto, altrimenti si sentono fregate dal sistema. Se per il prossimo Natale riuscirai ad entrare in una 44, ma anche la 46 andrebbe bene. Nel frattempo, però, non rinneghi la pizza a pranzo. Se riuscirai ad andare a messa, questa domenica, tra una scenata e l’altra di tuo marito. Che poi, alla fine, malgrado non lo riconosca più da anni, la famiglia deve essere unita, costi quel che costi, anche se ne valesse la vita di uno dei tuoi familiari. La famiglia, (quale famiglia?), dev’essere unita.

Non c’è nulla di più rassicurante nel sapere, per alcuni, che la vita, di per sé, è tutta qui.

Ma non è una colpa neppure essere convinti che non possa essere solo questo.

Ci sono persone che cambiano perché non possono credere che sia solo questo.

Non è un qualcosa che scelgono, avviene e basta. Ma gli elementi in comune di ogni cambiamento sono i seguenti:

1) avverrà con dolore;

2) avverrà dopo tanto dolore;

3) non sarà facile;

4) le altre persone non capiranno;

5) NON POTRETE FARNE A MENO.

Il cambiamento non è qualcosa che si sceglie: accade. Accade che un giorno, per disperazione o per esaurimento, ciò che siete comincia a farsi sentire. E comincia a urlare, sovrastando anche le urla dei vostri cari, dei vostri amici, del vostro amore. Sovrastando tutto perché per troppo tempo l’avete schiacciato, l’hanno schiacciato. Non è colpa di nessuno, ognuno fa ciò che può, ciò in cui crede. Voi stessi, del resto, non messi nelle condizioni di conoscervi e dar sfogo a ciò che siete, non potete recriminarvi la scelta di aver seguito ciò che la maggior parte delle persone fanno. 

Nasciamo senza libretto d’istruzioni. Cerchiamo una spiegazione da ogni parte ma non c’è.

E poi arriva il cambiamento, di botto, e lo sapevate da sempre che sarebbe successo ma avete provato le regole degli altri. E le regole degli altri non sono le vostre.

Posso consigliarvi solo questo: seguitevi. Una volta aperte alcune porte, richiuderle non sarà possibile. Ascoltatevi. Sentitevi. Non sarà facile ma non può essere diversamente.

Se volete conoscere chi siete dovete seguire solo voi stessi.


La canzone del giorno: DON’T GIVE UP ON ME NOW, di BEN HARPER.

Ben Harper - Ben Harper -MF.jpeg___th_320_0Ben Harper lo canta con convinzione mista a una malinconica consapevolezza:

Non conosco neanche me stesso

Cosa dovrei fare per conoscermi?

Ho bisogno di cambiare ma non so come

Non abbandonatemi ora.”

Incomprensibile a molti. Familiare per altri. Ma funziona proprio così.

Le persone, anche quelle che professano di amarti, ti vogliono fisso, stabile, immutabile, inquadrabile, facilmente gestibile.

Non vogliono che cambi.

Ti preferiscono alla loro mercé, disponibile a fargli da pungiball, ad aiutarli con i loro problemi, a venirgli incontro, a essere gentile, a dare una mano. A obbedire, così da dare un senso a una vita di sacrifici fatti per scopi che non si conoscono. Ad essere degno delle aspettative che hanno riposto su di te, malgrado tu non gliel’abbia chiesto.

Arriva un momento nel quale, per alcuni, è profondamente liberatorio e rigenerante tagliare i rami secchi e dare nuova linfa a una pianta che stava morendo.

Eppure, con voce sofferta, Ben Harper chiede soccorso: non abbandonatemi ora, proprio ora che sono alla ricerca di me stesso. O, forse, potrebbe anche esser interpretato, questo, quale avvertimento per chi decide di cambiare: non aspettatevi che gli altri capiscano. Vi abbandoneranno. Ma voi non temete: non avete perso nulla di che.

Come dice bene un antico proverbio cinese: <<Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono dei ripari ed altri costruiscono dei mulini a vento.>> E io voglio essere quel mulino a vento.

Cliccate sulla foto dell’album e godetevi una canzone struggente e profondamente riconciliante.


La frase del giorno: LA METAMORFOSI di FRANZ KAFKA.

6791ab6b1e56e604b61e425035e07558<<Gregorio Samsa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo.>>

Così si apre uno dei racconti del grande maestro, ancora fin troppo ermetico per molti, ma fortemente rappresentativo di ciò che accade, anche in una famiglia “dabbene”, quando il figlio primogenito cambia e si trasforma in qualcosa di diverso. Le deludenti reazioni della famiglia rappresentano anche, per Kafka, il rapporto impari tra individuo e società, fortemente ridicolizzata e osteggiata nelle sue manifestazioni.

Ecco una delle scene più rappresentative del racconto. L’enorme scarafaggio è uscito dalla propria stanza. Il padre reagisce così alla vista del figlio, tanto mutato e tanto in difficoltà:

<<Prese con la sinistra un gran giornale dal tavolo e si accinse a respingere Gregorio nella sua camera pestando i piedi e agitando il bastone e il giornale. Nessuna preghiera di Gregorio ebbe effetto, né fu neppure compresa; per quanto egli continuasse a muovere la testa umilmente, il padre pestava con sempre maggior violenza i piedi. Da un’altra parte, la madre, nonostante il tempo fresco aveva spalancato la finestra, e sporgendosi tutta fuori si premeva la faccia tra le mani.>>

Non preoccupatevi, dunque, se anche la vostra famiglia non capirà: sono parte di una bugia che riguarda molte più persone e, probabilmente, causa principale del vostro sofferto cambiamento. In questo non sarete soli, ve lo assicuro.


Il film del giorno: JERRY MAGUIRE di CAMERON CROWE. 

936full-jerry-maguire-special-edition-cover-200x300In seguito a una crisi di coscienza, il più spietato procuratore sportivo della Sports Management International decide di scrivere una relazione programmatica a favore dei clienti e non degli agenti, per fare in modo che il proprio lavoro diventi più morale. Naturalmente, malgrado i duri anni da squalo, viene licenziato in tronco.

Era cambiato. Non era più l’insensibile e squallido procuratore senz’anima. Era diventato un essere umano, aveva avuto una folgorante intuizione in grado di inondarlo di vita. Era sulla strada giusta per fare qualcosa di profondamente giusto ma profondamente diverso da ciò che ci si aspettava da lui. E viene ripagato, in un primo momento, con un licenziamento.

Dovete essere pronti a tutti: il cambiamento prevede dolore, sofferenza e scelte drastiche. Ma se volete dare alla vostra vita una chance, tanto vale non arrendersi al primo schiaffo in faccia. Seguire quella luce fortissima che improvvisamente vi ha accecato vi porterà, se non la tradite, a qualcosa di straordinario.

Cliccate sulla foto e godetevi il trailer di questo film eccezionale.


Ho subito un forte cambiamento anche io. In realtà è stato un viaggio duro e lunghissimo, approdato fino a ora a un tanto agognato porto sicuro, sì, ma non ancora definitivo. Approdo raggiunto dopo aver sofferto quei dolori tragici che non ti lasciano né respiro né dignità. E dopo aver subito ciò che per molti potrebbero esser definite “intollerabili ingiustizie”.

APPRODO webMalgrado tutto questo, gli altri non hanno capito. Tranne rarissime eccezioni. Pensavano che sarei rimasta uguale, dopo tutto. Che sarei stata sempre io. Ma si sono stufati presto di constatare che non sarei tornata uguale, con la testa china dentro alla nicchiettina che mi avevano cementificato addosso. Io nella nicchiettina non tornerò mai. Ed è per questo che perdo tanto ma forse, neanche troppo rispetto ad aver ottenuto la chiave per scoprire me stessa. Ma se mai dovesse capitarvi lo stesso cambiamento che è avvenuto a me, allora vi devo avvertire: ci saranno persone che vi daranno la colpa delle vostre sofferenze. Tutto pur di non dar colpa a loro stessi. Tutto pur di non mettersi in gioco e in discussione come voi state facendo. Ma non temete: non è contro di esse che dovrete cominciare il vostro percorso. Utilizzate le vostre energie per cercarvi, per conoscervi, per trovarvi non per essere apprezzati da chi non può capirvi.


In definitiva, se vi sentite pronti a cambiare o state già cambiando, ricordatevi che:

  • Prima di cambiare dovete capire chi siete. Questo prevede un lungo percorso e un duro lavoro su voi stessi;
  • Gli altri non vi capiranno, soprattutto le persone che non vi amano. Spereranno, al contrario, che voi restiate quel che siete sempre stati, facendo finta di essere indispettiti dal vostro presunto egoistico momento di crescita;
  • Scordatevi di trovare conforto nei vostri affetti: saranno i primi a scacciarvi o a screditarvi. Come dar loro torto: voi siete riusciti a mettervi in gioco, loro non ci sono mai riusciti e non ci riusciranno di certo ora;
  • Alla fine di un percorso doloroso ma coraggioso, riuscirete sicuramente, perseverando, a realizzare i vostri progetti. Se avete sofferto una vita schiavizzando voi stessi a convinzioni che non vi appartengono e siete sopravvissuti, figuratevi cosa riuscirete a combinare adesso che state seguendo voi stessi.
  • A tal proposito vi rimando al Canto del condannato, pubblicato qualche giorno fa.

Aneddoto divertente, dopo questa valle di lacrime, che insegna nuovamente un semplice concetto: inutile lamentarsi, agite!

Di fronte al luogo dove attualmente lavoro c’è una fermata del bus. E un signore con il cappello, uno di quei vecchietti di quartiere, che prende l’autobus, di solito, verso le 17.30/18.00. Quando lo vedo arrivare nella sua camminata incerta, solitamente spunta dal nulla anche il parcheggiatore abusivo della piazzetta vicino alla fermata che lo va a salutare. Il signore con il cappello si lamenta sempre del freddo e dell’Italia, in generale, e il parcheggiatore abusivo è sempre troppo ubriaco per capirci qualcosa. Si mandano a fare in culo un paio di volte e poi si salutano amichevolmente. Ieri, all’ennesimo incontro, all’ennesima lamentela del signore con il cappello, il parcheggiatore abusivo, ridendo e scimmiottando l’accento romano, gli ha urlato contro: “Raffaè, ricordate sempre che devi morì!”

Il signor Raffaele, allora, gli ha fatto le corna, si è velocemente stuzzicato le parti basse e mandandolo a fare in culo gli ha risposto: “E c’hai ragione!”


<<La differenza non la fanno gli altri. La fai tu.>>

A. Gray

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