Il tema del giorno: INTO THE WILD.

Non può esser un caso.

Mare

Di fronte a un mare arrabbiato, a un caldo tramonto, alla sabbia bianca che frigge sotto i raggi del sole, alle primule ancora bagnate che si svegliano all’alba, l’anima risplende, la mente si apre e i ricordi si fanno carne. È in quei momenti che la sensazione di una perduta pace prende il sopravvento.

Non può esser un caso.

Gli esseri umani hanno creato il loro mondo, mattone per mattone, sconfitta per sconfitta. Là dove cresce rigogliosa l’erba e la vita selvaggia, in pochi restano a osservare il miracolo dei cicli e ricicli delle stagioni; la vita si sposta in città dove l’essere un numero, un codice, una sequenza di simboli indecifrabili risulta una vittoria rispetto alla realtà. Ma la moneta di scambio ha il sapore amaro della perdita: perdiamo, così, la nostra umanità.

È per questo che oggi il tema del giorno riguarderà l’essenza ultima del nostro essere, proveniente dalla natura più selvaggia e primitiva che, malgrado le paradossali convinzioni sociali, ci sottopone comunque alle regole naturali della vita e della morte come ogni singola specie del pianeta.

Non può esser un caso, quindi, che la maggior parte di noi non potrà che sentirsi soddisfatta e appagata dallo sdraiarsi sull’erba, a contatto con la terra umida, a contemplare il cielo strappato dalle nuvole. Un gesto tanto semplice quanto difficile da realizzare nel continuo twister di impegni improcrastinabili che nulla aggiungono alla nostra vita se non una sensazione di caotico immobilismo. Siamo immobili malgrado in continuo e frenetico movimento: la nostra anima non cresce, le nostre percezioni non si affinano. Tutto resta in superficie, colla liquida dallo strato sempre più spesso. Il contatto con la nostra essenza più autentica è perduto.

Eppure gli esempi di illustri artisti ci portano a riflettere sul vero significato della nostra natura.


LA FRASE DE GIORNO è DI H.D. THOREAU, tratta dal romanzo WALDEN, VITA NEL BOSCO.

L’avevo promesso: non avrei tardato a riproporre gli insegnamenti del maestro tra i miei scritti.

walden 1Irriverente, sovversivo, audace: due anni sul Lago del bosco di Walden in una piccola casetta di legno da lui stesso costruita a contemplare il mistero di una natura totalmente libera da qualsiasi regola o sovrastruttura umana. Il romanzo si compone di vari capitoli, alcuni dei quali riguardano il modo attraverso il quale Thoreau è riuscito a sopravvivere da solo nei boschi, caratterizzati da utili consigli su valide esperienze al limite; e altri dedicati interamente alla descrizione di suoni, silenzi, paesaggi e animali del sottobosco. Il diario dell’amore per l’essenzialità e semplicità dell’esistenza lontana dall’oppressivo conformismo, ecco come appare Walden.

La frase più celebre del romanzo, in grado di scuotere gli animi e piegare anche i più convinti sostenitori dell’arido progresso a scapito dell’umanità, è la seguente:

<<Andai nei boschi perché desideravo vivere deliberatamente, affrontare solo i fatti essenziali della vita, e vedere se non potessi imparare cosa avesse da insegnare, per non scoprire, in punto di morte, di non aver vissuto. Non desideravo vivere ciò che non era vita, per quanto caro mi sia il vivere; né desideravo praticare la rassegnazione, a meno che non fosse necessaria. Volevo vivere in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, vivere in modo così risoluto e spartano da sbaragliare tutto quanto non fosse vita; da aprirmi con una falce un varco ampio e raso terra, da spingere nell’angolo la vita e ridurla ai minimi termini; e, se si fosse dimostrata essere meschina, da arrivare, perché no?, alla sua completa e genuina meschinità, rendendola pubblica al mondo; o se fosse stata sublime, da conoscerla per esperienza; e da essere in grado di darne un resoconto sincero nella mia successiva escursione letteraria.>>


IL FILM DEL GIORNO: INTO THE WILD.
into-the-wildIl film del giorno non poteva che riguardare la storia di un ribelle, di un arrabbiato, di un ragazzo stanco delle ipocrisie e false divinità della propria famiglia, specchio di una società fasulla che si nutre del pensiero degli “altri”. Così Alexander Supertramp, questo il nuovo nome che si da il protagonista, parte alla volta dell’Alaska, verso il paradiso della solitudine. E nella partenza lascia tutto ciò che gli appartiene e che lo lega stretto a un mondo che vuole abbandonare per sempre. Ciò che hai ti limita, ti circuisce, ti da pensieri, problemi e preoccupazioni. Ti affibbia una nicchietta nella quale tentare goffamente di respirare. Se niente hai di una società che non ti rappresenta, compreso il denaro e uno stupido documento che attesta la tua identità, come se non fosse sufficiente mostrarla direttamente, puoi avere tutto.

Cliccate sulla locandina e godetevi una delle scene più significative del film dedicato alla storia vera di un ragazzo coraggioso ed eccezionale che comprende, fin da giovanissimo, che l’avere “cose” non vuol dire “essere felice”. Sarà nella natura più selvaggia e nella solitudine totale che Alexander comprenderà anche il successivo passaggio per comprendere, più a fondo, il significato di felicità: condividere le proprie gioie.

A prescindere dall’utilità della scena che ho scelto per voi, è un film che consiglio vivamente di guardare.


LA CANZONE DEL GIORNO: DO THE EVOLUTION, dei PEARL JAM.

do_the_evolution_by_m0rf0-d64at3xAvrei avuto piacere anche a scegliere una canzone rilassante e avvolgente che potesse celebrare la bellezza della natura. Ma non posso esimermi dal pubblicare la seguente canzone, arrabbiata, incazzata e profondamente cinica: “Questa è l’evoluzione, baby!” I Pearl Jam esprimono con strazio e cattiveria ciò che i miei occhi vedono in questo periodo: l’evoluzione porta a distruzione, porta ad allontanamento rispetto alla nostra primitiva natura, porta a rovina e abnegazione. Il sunto profondo di un pensiero che nasconde una sensazione ben precisa di non appartenenza alle cose del mondo degli uomini.

Cliccate sulla foto e godetevi non solo un brano invincibile ma anche un video particolarmente significativo.


UN PEZZETTO DI ME AL GIORNO.

Ispirata a un recente viaggio intrapreso nel bosco delle farfalle di Rodi, vi lascio con la seguente frase che riassume quella sensazione di pace e appartenenza che da molto tempo non avevo la fortuna di provare. Scopo di oggi, quindi, quello di far riemergere proprio le sensazioni e le emozioni più profonde che la nostra anima percepisce a contatto con la parte più essenziale di noi stessi: la nostra natura. Nel mio caso, dunque, più legata possibile alla mia Madre Natura.

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<<Quassù la mia ombra si confonde con quella dei tronchi dalle radici molli che succhiano linfa dal letto del fiume.

E le consuete domande appaiono tanto distanti e superflue da non poter far altro che abbandonare le cose del mondo e lasciare che la vita scorra libera, senza perché.>>


In definitiva, nella riscoperta della natura più selvaggia che ci ha generati, noi, esseri umani, riscopriamo anche sensazioni ed emozioni purissime, in grado di mostrarci una nuova realtà:

1) L’essenzialità della vita e la sua semplicità possono regalarci insegnamenti ineguagliabili sulla verità dell’esistenza;

2) Avere troppe cose non ci rende liberi dal resto, bensì schiavi delle cose stesse: liberarci dalla schiavitù del materiale può mostrarci la via più concreta per raggiungere la felicità spirituale;

3) L’evoluzione umana appare un’involuzione umana, sottoposta a regole fasulle e alle nuove divinità del denaro e del potere. Allontanarsi dalla convinzione che il progresso sia inarrestabile e necessario potrebbe regalarci la giusta visione d’insieme della verità;

4) Non è un caso se l’anima risplende di pace e serenità al centro esatto del nostro grembo naturale: la natura stessa. Immergetevi nelle vostre nature il più possibile, abbandonando le cose del mondo che, in realtà, non vi sono mai appartenute.

Frasi all’apparenza banali che riusciranno, tuttavia, a scuotere chi sarà in grado di aprirsi a una nuova visione delle cose.


Vi lascio con il mio motto: <<La differenza non la fanno gli altri. La fai tu.>>

Aurora G.

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