Libertà in Un’altra Parola, Giulio Perrone Editore

Con grande entusiasmo sono stata informata che il mio racconto “Libertà“, ispirato all’incipit di Rossana Campo, è stato pubblicato nell’Antologia “Un’altra Parola” della Casa Editrice nata di recente da un’iniziativa di Giulio Perrone Editore: “L’Erudita” di Roma.

Buone letture!

Aurora G.

Libertà in Un’altra Parola, Giulio Perrone Editore

Libertà

“Ferma in piedi davanti al portone stavo pensando a quella frase di Janis Joplin che era sempre stata il mio mantra personale, il mio talismano magico. La frase che diceva: La libertà è solo un’altra parola quando non c’è più niente da perdere.”

Ero finalmente libera. Priva di tutto ma libera.
Soffermandomi sulla serratura in ferro battuto del portone ricordai, d’un tratto, che le chiavi per aprirla erano rimaste sul divano di quella che, un tempo, chiamavo “casa”. La definitività della mia scelta si palesò, così, come una mareggiata violenta al centro esatto del mio stomaco.
È nella zona della pancia e dell’esofago, del resto, che sembrerebbe riposare tutta la nostra energia vitale, ciò che in molti chiamano anima. La mia anima, in quel momento, si sentì persa e profondamente sola.

Se sopravvivi alle botte, non è il corpo che continua a fare male; è che senza quelle botte non sai più chi sei.

Quando sarebbe tornato da una delle sue scopate, si sarebbe accorto della mia assenza dalla scomparsa dei miei quadri preferiti e delle foto nelle quali, ancora, sorridevo. La vuotezza delle mura, tuttavia, non sarebbe apparsa tanto grave quanto quella della libreria nella quale non avevo lasciato neanche un solo foglio. Avrebbe preso a calci le porte e cercato qualcosa che mi appartenesse per distruggerlo, furioso e isterico, con quell’accenno di rosso negli occhi che tante volte mi aveva vista perdere qualsiasi dignità. Non potevo sapere, a venticinque anni, che l’amore non si sceglie: accade e basta.
E le cose funzionano bene, soprattutto all’inizio, quando la tua dipendenza da quell’amore è tanto profonda quanto ingiustificabile. E con il tempo ti abitui ad avere il cellulare controllato, a inventare qualche bugia per poter uscire, a sentirti in colpa se lui si arrabbia, ad amare anche gli schiaffi che ti meriti, a comprare il fondotinta un po’ più spesso; cedi nel regalare a tua sorella quei vestiti troppo corti, nell’evitare di affrontare argomenti pericolosi e nell’imparare, a letto, a respirare più piano perché a lui non piace quando pensa che tu stia davvero godendo.
Perché per lui è importante che tu sia perfetta, la donna della sua vita.
Fino a quando, un giorno, quando il suo profumo non ti entra più nel sangue, ti guardi allo specchio e quelle linee sotto gli occhi, non di sorrisi ma di pianto, ti rendono partecipe della loro tragedia.

Di fronte al portone chiuso, il terrore della mia scelta si sciolse lentamente quando mi resi conto che sarebbe stato inutile pensare a tutto quello che avrei potuto fare, adesso, della mia vita. A quelle miliardi di possibilità che mi piombavano addosso come proiettili impazziti.
Bastava soffermarsi su quella serratura, sui profumi delle radici degli alberi incastrate sotto il marciapiede, sull’azzurro di un cielo limpido che si intravedeva dietro il cappello delle case.
Nel mio presente, nei miei inevitabili attimi di consapevolezza, mi resi conto di non essere davvero sola. Sarei stata libera, adesso, di scoprire qualcosa di più di quella donna che dentro di me era riuscita a farmi scappare.
In quel presente di totale corposità, i rumori della città mi apparvero come una melodia universale di vita.

Aurora G.

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