Non è la mia guerra in Voci di Donna, della CE L’Erudita

Con grande gioia sono stata informata che il mio racconto <<Non è la mia guerra>> sarà pubblicato nella nuova antologia <<Voci di Donna>> ispirata alla giornata mondiale contro la violenza sulle donne, della casa editrice nata da un’iniziativa di Giulio Perrone EditoreL’Erudita.

L’antologia sarà presentata venerdì 25 novembre, alle 18,30, presso la nuova sede della Giulio Perrone Editore (Via Giovanni da Procida, 30-32 – Roma).

Ovviamente ci sarò anche io, leggerò il mio racconto e sarò felice di conoscere le altre scrittrici dell’antologia per condividere un bel pomeriggio di passione e parole.

Tutti invitati, quindi, e autorizzati a fare casino!

E ricordatevi di amare l’Universo, Aurora ★

Voci di donna - AA.VV.

NON è LA MIA GUERRA

Caro Amico,

ieri ho vissuto limpida l’esperienza liquida del dolore.
Sembrava me lo stessero iniettando da una siringa, come un veleno che si mischia al sangue e ti morde i muscoli. E ho pensato a quando da bambina mia madre mi portava a fare i vaccini dell’antitetanica. Facevano male e i lividi duravano per giorni, ma erano sempre vaccini: ci insegnavano a difenderci iniettandoci nel corpo la stessa sostanza che avremmo dovuto debellare. E per chi sopravviveva, perché alcuni non sono sopravvissuti (ma questo non si dice) graffiarsi con un ferro arrugginito non avrebbe più portato alla morte. 
E così fa il dolore, il miglior maestro al quale affidarsi: ti entra nel corpo come un vaccino per insegnarti. 
Se resisti, se combatti, se continui a rimandare la resa dei conti, quello farà ancora più male e lo farà ancora più a lungo. Ma se ti lasci andare, se lo osservi, se non fermi la mano dell’infermiera mentre ti inietta il siero dalla spalla, se ti concentri su di lui e non sul modo di evitarlo, allora si mostrerà a te in tutta la sua potenza ma solo per qualche istante.
Gli istanti più importanti della tua vita, quelli in cui capisci, meglio, chi sei. 
È una cura pericolosa, il dolore, ma quanto mai efficace. Perché se sopravvivi a quel dolore, qualcosa in più in questo groviglio di anime vuol dire che l’hai imparato. 
E in quegli istanti di dilaniante sofferenza, nell’accettare il dolore, ho sentito qualcosa dentro di me che quel dolore osservava, senza paura, senza alcuna sofferenza.
Come uno spettatore esterno privo di giudizio.
Ho avuto la sensazione di essere qualcosa di diverso da questo corpo, che ha un’ampiezza tanto grande e stabile da non poter aver paura di nulla. Di fronte a un dolore fisico, generato da un semplice ricordo, c’era qualcosa in più oltre la mia testa che viveva quel momento. E che, a differenza della mia testa, assomigliava a un placido e liberatorio silenzio.
Cosa posso dire all’uomo che, con un sol ricordo, è riuscito a generare in me tanto dolore?
Perché dell’uomo preferisco non parlare, ho parlato già tanto. E ho capito che, forse, lui ha più problemi di me. Perché io, malgrado tutto, non sarei stata capace di fare a qualcuno quello che lui ha fatto a me.
E dopo l’esperienza del dolore di ieri, beh, io ti deluderò.
Perché a quest’uomo che per molti potrebbe apparire come un corpo senz’anima io dico: grazie.
Grazie per tutto il dolore che hai generato in me. Perché mi sta insegnando tutto quello che sono. 
Hanno riconosciuto in me il perfetto profilo psicologico di una donna che ha subito così tanto da aver forgiato la sua personalità proprio in risposta alla violenza che ha ricevuto, quasi che io sia il semplice riflesso dei maltrattamenti subiti: è vero.
Ed è anche vero che, proprio per questo, avrei tutti i diritti per continuare nella mia vita a odiare tutti e, tra tutti, soprattutto la vita che ho ricevuto: è vero.
Eppure, anche qui, caro Amico, io ti deluderò. 
Perché come sono libera di fare dei miei giorni un inferno legato ai ricordi del passato, nutrendomi di odio e progettando la vendetta, sono anche libera di non fare niente di tutto ciò.
Sono anche libera di amare, di amare tutti, di amare la mia vita e di amare il mio dolore.
Perché la giustizia che tanto attendevo non arriverà mai e non arriverà mai fino in fondo. Nessuno potrà ridarmi un nuovo passato di farfalle e di viole o di sospiri d’estate. E allora ho capito che per me, il tempo che mi resta è più importante di quello che ho perso. 
Voglio vivere in pace, non in guerra.
Una guerra non mia.
Una guerra che non ho scelto.
Voglio vivere nell’amore.
E quando il ricordo tornerà, perché tornerà, lo so, io l’accetterò. 
E sono curiosa di sapere se quell’iniezione di dolore mi farà sentire ancora così limpida la sensazione di avere un’anima che, in tutto questo rumore, rimane beatamente silenziosa.

Aurora G.

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