Scala involutiva

Scala involutiva. Riflessioni sulla perfezioni della natura e l'imperfezione umana.

Mi perdonino coloro che hanno già trovato un senso inconfutabile all’esistenza. Sono, senza ombra di dubbio, in uno stato evolutivo diverso dal loro, io che continuo a camminare con prudenza e dubbio su territori che all’inizio mi appaiono familiari e, subito dopo, sconosciuti e avversi. Vi chiedo umilmente, quindi, di perdonare le mie riflessioni che non hanno altro intento se non quello di esistere per esser poi, chissà, superate da visioni più interessanti.

Ho letto che l’esperienza umana rappresenti l’ultimo grado di un’ipotetica scala di reincarnazioni. Ironico: siamo l’unica specie vivente in grado di distruggere il Pianeta, schiava dei propri pensieri, assillata dall’idea della morte e consapevole dell’inevitabile processo di invecchiamento e decomposizione del corpo fisico.

E poi guardo quest’albero che potrebbe vivere per migliaia di anni. Non è in grado di distruggere il Pianeta, non è schiavo dei propri pensieri, non è consapevole della caducità della vita e mostra di sé stesso solo ciò che è.

Mi chiedo, quindi, come si possa credere che la nostra esistenza abbia un valore diverso rispetto a quella di qualsiasi altra forma di vita che, rispetto a noi tutti, dimostra di poter stare al mondo contribuendo alla sua bellezza e non depauperandolo di tutte le risorse.

Mentre la nostra specie, solo e in quanto esistente, non ha alcun ruolo all’interno di questo equilibrio naturale. Nessuno. Se non quello di sfruttarlo.

E se ciò che, fino a ora, abbiamo considerato un contorno al nostro esistere incarnasse la massima espressione dell’esistenza e fossimo noi, invece, il grado più basso della scala evolutiva?

Aurora G.

3 risposte a Scala involutiva

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