In occasione della notte bianca dei libri e dei lettori <<Letti di notte>>, del 18 giugno 2016, Giulio Perrone Editore ha pubblicato una raccolta di racconti ispirati al tema <<Un’estate a Roma>>, scritti da 52 degli autori che hanno partecipato al concorso <<Racconta un’estate a Roma>>.
Con grande gioia anche il mio raccontino <<Adesso>> è stato incluso nella raccolta.
Buone letture!
Aurora G.
ADESSO
(Ispirato a una storia vera)
Puff. Aveva fatto Puff. All’ennesima buca non segnalata aveva fatto Puff. Un suono alquanto insolito per un motorino appena revisionato. Ma a Piazza Fabrizio Girolamo, davanti alla Libreria “Universo”, con il cellulare in tasca che già vibrava incazzato alle 8.00 del mattino, Francesco si era ritrovato con un “Puff” in mezzo alla strada. E ritrovarsi a Roma, senza un mezzo, in mezzo alla strada, per giunta d’estate, vuol dire ansia.
Vuol dire panico.
Vuol dire sudore. Tanto.
Vuol dire iniziare a imprecare in tutte le lingue conosciute.
Vuol dire anche piangere un po’.
Vuol dire chiedere soccorso immediato al meccanico più vicino e promettergli il doppio per un lavoretto veloce.
Vuol dire avvertire il Capo che la prognosi è di almeno due ore e mezza, un ritardo che compromette tutte le consegne della giornata.
Vuol dire maledire la tua città, i tuoi parenti e tutti i tuoi avi che accoppiandosi maldestramente hanno contributo alla tua nascita.
Fino a quando un buffo ometto dai baffi all’insù non usciva impettito dalla Libreria “Universo” e si intrometteva tra i pensieri di Francesco.
<<Se posso permettermi>> voce calma, rilassata, pareva un alieno, <<a Villa Torlonia fanno un’ottima spremuta d’arancia.>>
E se ne andava, lasciando Francesco tra lo stecchito e l’offeso. Così si alzava, confuso e lo seguiva.
<<Mi scusi!>> urlò, perplesso e indispettito, <<ma che le paio uno che c’ha il tempo pe’ na spremuta?>>
L’ometto buffo si fermava composto e girandosi pacioso rispondeva:
<<Mi è parso di intendere ben due ore e mezza di attesa!>>
Puff. Adesso è Francesco a fare Puff. Che una spremuta d’arancia non se la concedeva dai tempi del liceo.
<<E guardi che bel sole!>> Incalzava, senza pietà, il buffo ometto.
Così Francesco, mantenendo intatta quella sensazione di smarrimento misto a gioia, propria dei bambini alla notizia della chiusura della scuola per un’improbabile tempesta di neve, si era lasciato trascinare a Villa Torlonia, 467 metri dal luogo dell’ammutinamento del suo veicolo.
<<Lo sente?>> disse l’omino buffo.
<<Che cosa?>> rispose Francesco.
<<Tutto. L’odore di foglie cotte al sole, gli uccellini, il vento tra i salici, le piante di limoni, un’ambulanza in lontananza, il sudore delle rose, quel bambino che piange, il brusio della città. Quest’attimo, tutto quello che abbiamo. L’adesso. L’ora.>>
Arreso, Francesco chiuse gli occhi e restò così, trasognante, ascoltando Roma.
Quando li riaprì il buffo ometto non c’era più.
Aurora G.